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Anna Bolena, quando Donizetti fa cantare l'anima

 

In una bellissima pagina di Piccolo mondo antico, il famoso romanzo di Fogazzaro, la protagonista Luisa canta «Al dolce guidami», l'aria finale di Anna nell'Anna Bolena di Donizetti. Fogazzaro descrive il canto di Luisa/Anna come «il canto dell'anima, che prima scende e si abbandona poco a poco, per più dolcezza, all'amore, e poi, abbracciata con esso, risale in uno slancio di desiderio verso qualche alto lume lontano che tuttavia manca alla sua felicità piena». Piccolo mondo antico è del 1895 ma l'azione si svolge nel decennio 1850-1860: il romanzo testimonia dunque la fortuna dell'opera donizettiana lungo tutto l'Ottocento. Anna Bolena fu infatti uno dei titoli più popolari di Donizetti, e restò in repertorio fino agli ultimi decenni del secolo.
Al suo primo apparire l'opera non fu però un successo incontrastato. La prima rappresentazione, il 26 dicembre 1830, al Teatro Carcano di Milano, fu accolta in modo non più che cordiale. Ma nel corso della stagione il successo crebbe, soprattutto per le straordinarie interpretazioni di tre grandissimi cantanti-attori: Giuditta Pasta nella parte della sfortunata Anna, Giovanni Battista Rubini in quella di Percy (il primo amore di Anna che ritorna a cercarla dopo le nozze con Enrico VIII) e Filippo Galli in quella dello spietatissimo e violento Enrico. Poco dopo la prima milanese la Pasta e Rubini portarono l'opera a Parigi e a Londra, dove piacque molto e lanciò la carriera internazionale di Donizetti.
Ai nostri giorni Anna Bolena è considerata una delle opere donizettiane più straordinarie, la prima che riveli appieno il genio del compositore. Tra gli ultimi decenni dell'Ottocento e la metà del Novecento essa non fu però quasi mai rappresentata, caduta nel dimenticatoio come molte altre opere del bergamasco, troppo difficile da cantare e troppo lontana dall'idea di opera in musica che dominava in quel periodo. Il momento più importante per la fortuna recente dell'opera fu senz'altro la produzione del 1957 alla Scala con una straordinaria Maria Callas nella parte di Anna e un'altrettanto straordinaria Giulietta Simionato in quella della rivale Giovanna, la direzione esperta e appassionata di Gianandrea Gavazzeni e la regia di grande impatto visivo e drammatico di Luchino Visconti. Da allora le produzioni dell'opera si sono moltiplicate, anche grazie al desiderio di molte primedonne di cimentarsi con il ruolo affascinante e complesso di Anna: tra le più famose ricordiamo Leyla Gencer, Beverly Sills, Joan Sutherland, Montserrat Caballé, Edita Gruberova e Cecilia Gasdia.
Che cosa fa di Anna Bolena la prima manifestazione del maturo genio donizettiano? Perché piacque tanto nell'Ottocento e altrettanto piace a noi? In breve, perché per la prima volta Donizetti riesce appieno nell'impresa di far identificare lo spettatore con il personaggio. Il compositore ci fa sentire la disperazione di Anna, l'amore di Percy, la lacerazione interna di Giovanna come se fossero i nostri e la gelida spietatezza di Enrico come se fosse rivolta a noi. E questo perché Anna, Percy, Enrico e Giovanna sono individuati dalla musica in modo profondo e unico. Ciò che canta Anna non potrebbe essere cantato da Giovanna e ciò che canta Percy non potrebbe essere cantato da Enrico; lo squisito lirismo di Anna non si adatta alla tremebonda e lacerata Giovanna. Il momento più intenso di questa caratterizzazione musicale è senza dubbio l'aria finale di Anna. La struggente melodia del cantabile «Al dolce guidami» sembrava a Fogazzaro «il canto dell'anima». Ma tutta la scena è un tour de force di intensità emotiva, fino all'imperiosa cabaletta «Coppia iniqua», in cui Anna sfoga con accenti di impressionante violenza la rabbia di essere mandata ingiustamente al patibolo.

 

Emanuele Senici (da www.sistemamusica.it)