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Antonin Dvoràk

 

Musicista boemo, nacque a Nelahozeves nel 1841.
Di modesti natali - suo padre era il macellaio del villaggio - il giovane Dvoràk si interessò presto alla musica ascoltando e spesso seguendo nei loro piccoli viaggi rustici cori e complessi strumentali folkloristici che gli presentarono quei canti popolari boemi ai quali si ricondurrà più tardi la sua arte matura di compositore. Potè iniziare regolari studi musicali solo quando, nel 1837, andò a Praga per seguire i corsi alla scuola d'organo della Società musicale della Chiesa boema. Per mantenersi agli studi, dovette suonare in orchestrine di terz' ordine tra un caffè e l'altro oppure come organista il varie chiese.
Nel 1862 un grande avvenimento scosse la vita musicale boema: la fondazione del Teatro nazionale di Praga sotto la direzione di Smetana. Dvoràk entrò nell' orchestra come violista e vi rimase per dieci anni. Questo incarico gli dette l'opportunità di studiare composizione, di acquistare spartiti e un pianoforte e di assimilare intanto la lezione dei grandi romantici tedeschi, da Beethoven a Wagner.
Una sua opera "tedesca" (Alfred - 1870) rimase inedita ed ineseguita. A partire dal 1873, potè migliorare ancora la sua posizione diventando organista nella chiesa di S. Adalberto, con un più sicuro e congruo appannaggio. Nello stesso anno si sposò e da allora iniziò una nuova fase della sua arte, con abile sfruttamento del colore locale boemo in seno alla dotta forma tedesca. I suoi primi lavori orchestrali, fatti circolare tra maestri e critici musicali boemi, incontrarono grande interesse e la sua prima opera Il re e il carbonaio (1874) fu rappresentata al Teatro Nazionale.
Il ministro austriaco per le Belle Arti gli fece assegnare una pensione, su proposta di Brahms che gli fu sempre amico. Dvoràk compose in quel tempo mirabili Danze slave per pianoforte a 4 mani, che gli meritarono subito fama europea; più tardi con lo Stabat mater, dopo i calorosi successi in patria e all'estero, venne invitato in Inghilterra dove partecipò a molti festivals dirigendo sue musiche e ricevendo commissioni per nuovi lavori. Seguirono altre opere teatrali (tra cui Vanda, 1876; Dimitri, 1882; Jakobin, 1889), cinque poemi sinfonici, alcune ouvertures (Carnevale, Casa mia, ecc.), nove sinfonie, tre concerti (uno per violino, uno per pianoforte e uno per violoncello), e molte rapsodie, leggende, serenate. Soprattutto in queste ultime composizioni Dvoràk seppe trasfondere in una partitura rispettosa dei canoni romantici, la corale passionalità dei canti della sua terra, la solenne nostalgia delle ballate e delle danze boeme. Fu, questo dei canti folcloristici, un tratto saliente dell'intera produzione di Dvoràk, che nello stesso periodo di Grieg in Norvegia, del "Gruppo dei Cinque" in Russia, di Turina e Albéniz in Spagna, come di Smetana nella stessa Boemia, riportò dal fondo popolare i temi di un'antica melodia, tipica di una sensibilità e di un costume, dando alle sue musiche operistiche e sinfoniche quell'impronta di origine autoctona che rappresenterà una parte considerevole nella storia del nazionalismo musicale europeo.
I riconoscimenti ufficiali che condussero Dvoràk a far parte, come membro onorario, delle più illustri accademie musicali europee ( le università di Vienna, Praga, Cambridge lo nominarono dottore honoris causa ) giunsero anche da oltre Atlantico allorchè nel 1892 il compositore boemo venne chiamato a dirigere il Conservatorio Nazionale di New York. Qui Dvoràk rimase tre anni, fino al 1893; dopo di che, forse sopraffatto dalla nostalgia, ritornò in patria, e alcuni anni più tardi, nel 1901, fu nominato direttore del Conservatorio di Praga. In quest' ultimo periodo, dopo la morte di Brahms da lui risentita dolorosamente, la sua arte si riaccostò agli ideali romantici tralasciando il classicismo della forma sinfonica per il genere descrittivo del poema sinfonico e con un nuovo felice ritorno all'opera teatrale; rappresentò, nello stesso anno del suo insediamento al Conservatorio, la sua più bella opera teatrale, Rusalka, che ottenne grande successo di pubblico e di critica.
L'arte di Dvoràk si fonda sull'introduzione di saporose armonie dialettali, di ritmi nervosi e zingareschi nel nobile castello delle forme classiche. In particolare, il soggiorno americano di Dvoràk rappresentò uno dei momenti più intensi della sua anima di artista: fu l'incontro di due mondi musicali, quello antichissimo e perfettamente sviluppato dell'Europa e quello ancora informe e ribollente della nuova civiltà americana che si esprimeva nei dolorosi canti delle comunità nere.
La famosa sinfonia op. 93 detta Dal nuovo mondo, composta nel 1894, costituì, come si disse, una specie di lettera agli amici europei sulla nuova sensibilità musicale americana. Nella originale creazione dei temi e dei ritmi dei canti neri, egli ravvisò - e in ciò fu davvero buon profeta - la possente e libera voce di una nuova forma musicale. La sinfonia infatti non si avvale di temi autenticamente neri, ma a molti di essi si richiama per suggestioni timbriche e ritmiche. Degli Otto quartetti per archi, quello chiamato popolarmente "del negro" rispecchia, insieme con altre composizioni da camera scritte da Dvoràk dopo il suo soggiorno americano, il sottile fascino che il folclore musicale nato nelle piantagioni del Sud, esercitava sul compositore boemo.
La vasta produzione di Dvoràk comprende insieme alle citate nove sinfonie, e alle opere liriche, tre quintetti d'archi, bagattelle per harmonium, variazioni, humoresques e, per la parte sacra, oltre lo Stabat, una Messa in re maggiore, un Te Deum per soli coro e orchestra, di vigoroso contenuto drammatico, e alcuni inni.
Morì a Praga nel 1904.