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Bach, le pecore e i canoni delle Goldberg

 

Per sconfiggere l'insonnia non c'è miglior rimedio che contare le pecore. Una, due, tre, e così via, fino a quando sul principiare degli interi a tre cifre gli affanni quotidiani non ci passano docili come ovini sulla testa. Questa capacità analgesica che hanno i numeri è molto preziosa e i più ansiosi tra di noi lo sanno bene, facendovi ricorso di notte come di giorno ogni volta che è necessario rendere più sopportabile una particolare situazione: così dall'analista si contano i quadratini sul soffitto o in una lunga scalinata i gradini a uno a uno, dimenticando crampi e sudore.
La leggenda vuole che il conte Keyserlingk avesse di questi problemi: assillato dalle responsabilità che il suo incarico alla corte dell'elettore di Sassonia prevedeva, non gli riusciva più di prendere sonno. Keyserlingk risiedeva spesso a Lipsia dove era diventato amico di Bach e pensò di vincere l'insonnia commissionando a quest'ultimo un lavoro per clavicembalo. Il giovane Goldberg, uno studente di musica al suo seguito, avrebbe poi dovuto eseguirlo di notte da una camera attigua alla sua stanza da letto. Così nacquero le Variazioni Goldberg, a loro modo una variazione sofisticata del classico contare le pecore.
A smontare la leggenda ci hanno pensato i musicologi che hanno fatto notare come le variazioni fossero troppo difficili: Goldberg, che nel 1741 aveva solo quattordici anni, non avrebbe potuto suonarle senza impappinarsi.
La difficoltà delle Goldberg, però, non è solo strumentale ma anche concettuale e sta in quel virtuosismo contrappuntistico che tanto avrebbe infastidito gli ascoltatori del secolo successivo, così attenti alla socievolezza e alla mondanità da disdegnare la musica speculativa del vecchio Bach.
A noi moderni Bach è tornato a piacere. Sarà perché della socievolezza e delle buone maniere non ci importa più, sarà che nella nostra solitudine tecnologica siamo più sensibili alle segrete armonie celesti che non alla voce dei nostri simili, fatto è che le monumentali Variazioni Goldberg sono tra i classici più amati.
La spiegazione a ben vedere è nascosta nella leggenda. Le 30 Variazioni, con le loro simmetrie, i loro canoni ordinati, i rimandi al perfetto numero tre, la loro solida linea di basso che le attraversa immutata, sono un vero e proprio paradiso promesso e mantenuto, un mondo dove l'armonia è certa e in cui i disordini e le pesantezze del quotidiano si smaterializzano sotto le leggi del contrappunto e dei numeri. Anche noi quindi, come Keyserlingk a suo tempo, abbiamo imparato a farci la nostra dose quotidiana di Goldberg, a contare le pecore quando troppo forte si fa l'ansia e il mondo invivibile.

 

Alberto Bosco (da www.sistemamusica.it)