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Muddy Waters

 

Muddy Waters nasce il 4 aprile del 1915 (vero nome McKinley MorganField) a Rolling Fork nel Mississippi. Bisogna per forza iniziare dicendo data e luogo di nascita, di un artista che non solo è stato tra i più famosi in assoluto nell'intero mondo e per più di cinquant'anni, ma che è semplicemente il rappresentante storico del Blues elettrico, nonché emzzo della sua diffusione. Infatti Muddy non solo aveva l'imprinting delle piantagioni di cotone del mississippi, dove iniziò a suonare l'armonica sin da quando aveva 7 anni e a meno di 20 a suonare la chitarra, ma aveva anche una forza tale, di volontà e di animo, di trasferirsi a Chicago e diventarne un simbolo. Ma non è stato tutto così semplice. Muddy Waters aveva veramente un qualcosa dentro, sin da piccolo, un qualcosa di irrimidiabilmente blues sin dalla nascita.
Nel '33 già formava il primo gruppo (all'interno del quale cominciava ad utilizzare uno strano oggetto: "il bottleneck", già usato da Son House e che grazie a lui diventerà uno degli strumenti più utilizzati per la chitarra) a Stoval, dove fu notato dal musicologo Alan Lomax, che nel '41 gli fece incidere due pezzi per l'archivio della Biblioteca del Congresso di Washington: Country Blues e I be's troubled. Nel 1943 Muddy Waters si trasferisce a Chicago: in quel periodo si potevano ammirare l'eleganza di Memphis Slim e di Tampa Red, molto diversi da quello che Muddy voleva portare avanti. Presto il mondo avrebbe saputo ciò che aveva dentro questo ragazzo. Big Bill Bronzy lo aiutò ad entrare nel circolo dei Club del South Side e Waters si comprò la sua prima chitarra elettrica: le intenzioni cominciavano a delinearsi, e dopo alcune registrazioni per Lester Melrose e Mayo Williams (1946) strappa un contratto con la Aristocrat, che prima lo fa suonare come session man in alcuni dischi, e poi gli fa incidere nel 1948 il suo primo single: è I can't be satisfied / Feel Like Goin' home. Rollin' and tumblin, Rollin' Stone e soprattutto Loisiana Blues, Long distance call, Honey bee, Still a fool tra il '49 e il '52 consacrano Muddy Waters come uno degli artisti di maggiore spicco di Chicago e di un nuovo sound che andava affermandosi. Hootchie Coochie Man del '54 e Manish Boy del '55 fotografano l'ottimo momento di McKinley.
Muddy Waters non fece parte di quel processo che portò l'affermazione del genere Blues in Europa e trai bianchi: lo anticipò. Forte del suo crescente successo fece una tournéé in Inghilterra nel 1958, dove colpì i due principali divulgatori del blues inglese, Ciryl Davies e Alexis Korner. L'anno successivo muore Big bill Bronzy, e per Muddy fu naturale dedicargli un intero Lp, con 10 delle sue canzoni. Pochi anni dopo nasce un importnate disco del vivo "Live at Newport", che contribuì alla sua affermazione in Europa. Le cover e i riferimenti al suo sound e alle canzoni dei vari YardBirds e Rolling Stones fecero il resto.
Muddy Waters aveva sin da sempre creduto in un determinato tipo di sound, basato sull'elettronica, sull'uso del Bottleneck, basso camminato, tanta ritmica, e ricerca di una completa pienezza di suoni nei suoi pezzi. I testi poi erano basati sulle immagini clou del blues del Delta, e risultavano forti e incisivi in tutti i loro passaggi. Ma ciò che a mio giudizio è ancora più importante è che Muddy Waters oltre ad essere considerato una icona del Blues, è riuscito a dare il la alla psichedelia, ad usare la musica anche in maniera dura, ipnotica e a tratti frustrante. Era la prima volta che nel mondo andavano divulgandosi questi tipi di suoni, ed essendo negli anni '50 non c'è dubbio che Muddy Waters sia stato il fautore di almeno alcune delle mille cose in ambito musicale che sono accadute del decennio successivo. Considerare Muddy l'origine dei Pink Floid ad esempio, non è senz'altro una bestemmia.
Gli anni successivi trascorrono tra una popolarità internazionale unica e mille soddisfazioni, come i 3 Grammy Awards consecutivi tra il '77 e il '79. Compie collaborazioni piuttosto mirate, da otis Spann a Buddy Miles, da Koko Taylor a Johnny Winter. Inelencabile invece la lista delle cover fatte da gruppi piùo meno importanti delle sue canzoni. Nell'81 incide il suo ultimo disco, "King bee". Due anni dopo, 30 aprile '83 muore per mezzo di un infarto, dopo una vita trascorsa tra eccessi e mille viaggi, e soprattuto dopo aver spremuto ogni singola cellula del suo corpo per il Blues.
Sulla sua tomba nel Retrale possiamo leggere: "Il "mojo" se n'è andato, il maestro ha vinto".