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Musica e poesia: due forme d'arte intercambiabili?

 

I rapporti tra musica e poesia spesso sono stati trascurati, forse per la diversa genesi che interessa i due ambiti e per l'apparente incomunicabilità tra i due moduli espressivi. Ma le affinità tra questi due mondi sono evidenti e da ricercarsi nella concezione dell'arte in entrambi i sensi.
La musica è il linguaggio dei suoni, il linguaggio che conserva un carattere di universalità forse inimitabile, che tuttavia deve essere supportato dall'educazione all'ascolto e dalla cultura dell'ascolto in modo da coglierne il significato poetico più nascosto che spesso costituisce lo scheletro dell'opera stessa. Non meno universale è l'espressione legata alle arti figurative che speso nascondono dietro un'immagine o un volume la storia di una vita o di un'epoca, viste dall'interno, con gli occhi di chi ha vissuto da protagonista una determinata situazione reale e la trasfigura nell'arte. Diverso è invece il discorso che riguarda l'universalità della poesia altrettanto ricca di significati nella sua forma originale, ma spesso penalizzata dalla traduzione in altre lingue; infatti le traduzioni, pur allargando le frontiere culturali di una composizione poetica, sacrificano la parte "musicale" dell'opera originaria, danneggiando le consonanze poetiche, la metrica e l'effetto uditivo e spesso onomatopeico dei versi.
E' evidente che, come per la musica, anche in questo campo è richiesta educazione e preparazione alla lettura, per favorire l'apprendimento attraverso le chiavi di interpretazione più diverse e nascoste, non sempre immediate. La comprensione di musica e poesia comunque non può prescindere dalla conoscenza della vita dell'artista, della società in cui ha vissuto e lavorato, dalle passioni personali, ecc. ossia in generale dal "momento storico" e dai "momenti psicologici" in cui l'opera d'arte è stata concepita e generata, allargando il significato di storia alla cultura in tutte le sue forme. Procedendo in questo senso possiamo cogliere nella storia molti momenti in cui queste due arti si sono avvicendate e completate a vicenda: il discorso cade inevitabilmente sulla grande produzione operistica, particolarmente importante nel nostro Paese. dove il rapporto tra testo e musica è il punto di partenza ed il fine ultimo dell'opera stessa. Ma discostandoci da questo ambito, troviamo talvolta una corrispondenza tra opere indipendenti tra loro, ma che nascono in una realtà storico - sociale ed artistica simile, presentando così analogie tanto evidenti quanto importanti. E' questo il caso della IX sinfonia di Beethoven e dei "Sepolcri" di Foscolo, due capolavori che segnano drasticamente il tramontare di un'epoca, il Neo-Classicismo (Classicismo in musica), a favore del tormentato nascere di un'altra, il Romanticismo.
"All'ombra dei cipressi e dentro l'urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?". Questo punto di domanda introduce esplicitamente l'argomento da trattare, prevedendo un'inesorabile risposta negativa, imperniata su un materialismo reso impenetrabile dall'ultimo aggettivo dell'esposizione. Il carme inizia perciò subito in un tono deciso ed "esaurisce" i suoi argomenti già nei primi 22 versi, raggiungendo la massima intensità in poche righe, quasi a voler provocare il lettore: le idee ed i temi si susseguono uno dopo l'altro per arrivare alla drammatica certezza di una morte totale, che travolge il corpo e l'anima nel tempo. Ma il moto insopprimibile del sentimento non può accettare questa certezza: il discorso ricomincia in maniera molto più pacata, più discorsiva, riprendendo e sviluppando uno per volta i temi, in un costante crescendo verso il "sublime" finale espresso nell'ultima parte del carme.
Altrettanto ricca di tensione è l'apertura della IX sinfonia, che anche in questo senso si discosta dalle precedenti: l'iniziale bicordo di quinta introdotto dagli archi e supportato dai corni, poco lascia a intendere sulla tonalità d'impianto, che arriva a delinearsi solo dopo alcune battute di partitura. Molti sono i "punti di domanda" durante l'intera sinfonia e spesso non trovano una risposta, lasciando che la tensione pervada molte delle fasi esposte. Le linee melodiche si susseguono spesso senza punti di collegamento e le grandi pause lasciano in sospeso intere pagine di musica, portando tensione e calma, confondendo gli echi delle note eseguite con le armonie di quelle che seguono, quasi a eternare i suoni nella loro semplicità. Di grande rilievo sono le pause anche nei Sepolcri, pause che lo stesso autore definì "transizioni" che consistevano nel bruciare i passaggi intermedi tra le diverse associazioni di idee; nel carme ne individuiamo sei, che prevedono una lettura ed un impegno attivo da parte del lettore che così diventa partecipe dell'opera stessa.
Attraverso passaggi orchestralmente perfetti in Beethoven, arriviamo nella sinfonia al tema dell'inno alla gioia, annunciato dai contrabbassi (per la prima volta solisti); l'andamento è diatonico, pressoché omoritmico e, attraverso una serie di variazioni e "crescendo" arriviamo ai solisti e al coro, che magicamente rompono la severa tradizione classica, diventando parte integrante dell'opera. I limiti fisici tra voce e strumento svaniscono in una comunione estetica, fino ad allora sconosciuta nella storia della musica.
Allo stesso modo il carme del Foscolo, che all'inizio si presentava come una canto di morte, diventa canto di vita e i confini tra questi due stadi si confondono nella speranza, nelle illusioni di chi avrà lasciato eredità ed affetti e che potrà trovare rifugio nell'immortalità del ricordo.
Entrambi i testi esprimono così un'estrema tensione di pathos, un rapporto nostalgico intensissimo col passato, un infinito da raggiungere e da conquistare che si realizza per entrambi gli autori in una forma ancora classica, ma con tale potenza che sembra disgregare dall'interno le forme preesistenti, tanto da proiettarle verso il tormentato mondo romantico. 
Venendo al confronto in questione, è importante delineare in breve le caratteristiche dei due lavori. La IX sinfonia, l'ultima composta da Beethoven prima della sua morte nel 1827, conclude il ciclo delle grandi sinfonie classiche aperte da Haydn e continuato da Mozart: durante questo evolversi, cambia la concezione di musica, che sempre più diventa espressione dell'anima e non più intrattenimento di corte. Questo coincide con il tormentato astrarsi dalla società del musicista, che si rivolge ad un profondo dialogo con le sue note, nutrendo spesso un sentimento di amore - odio verso i brani composti, talvolta portato ad eccessi di isolamento dalla società mai verificatosi prima. La sinfonia è lo specchio di questa inversione di tendenza da quel momento della musica e presenta innovazioni grandiose e coraggiose: prima che Beethoven componesse la Nona Sinfonia, nessun musicista aveva osato infrangere i confini tra i generi musicali e introdotto in un'opera sinfonica quattro voci soliste ed un coro. Egli per primo fece cantare un'opera di poesia ai soli ed al coro, nell'ultimo tempo della Nona, alcune strofe selezionate dell'Inno alla Gioia di Schiller. Il fine non era solo di natura musicale, ma si integrava con contenuti che oggi chiameremo ideologici, perchè rivelatori di idealità morali che animavano l'uomo Beethoven: l'aspirazione alla fratellanza universale ed il fondamento della gioia nella nostra vita e nel suo trasfigurarsi in amore per un Padre celeste.
Altrettanto importante ed innovativa fu la composizione Dei Sepolcri il cui pretesto fu un'occasionale disputa del poeta con I. Piendemonte attorno al problema, allora assai discusso, delle sepolture (ricordiamo l'editto di S. Cloud). Questo fu il pretesto iniziale, poi il poeta allargò il significato del carme a considerazioni più profonde sul destino umano. Si evidenziano in esso i più validi temi foscoliani: la patria, la morte, la storia, i rapporti umani, la poesia, visti sotto le luci e le ombre delle tombe, partendo da concezioni materialistiche che poi sfociano in un cantare e la poesia e i sepolcri come tramite tra passato e presente, capaci di oltrepassare il limite della materia e della morte, considerata meccanicisticamente. Tutte e due le opere, nell'ambito di una chiarezza formale e di una tradizione ancora classica, nell'ambito di un'aspirazione all'armonia, contengono una tensione, un pathos, una dialettica finito - infinito eccezionale che li proietta verso il mondo Romantico; in questo senso i due componimenti sono paragonabili e simili, anche se creati indipendentemente uno dall'altro.