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Musicoterapia e malattia di Alzheimer

 

L'incontro terapeutico con anziani e malati d'Alzheimer fondato sul linguaggio musicale rassicura, rasserena, risveglia abitudini, attiva l'espressione di emozioni, facilita  l'attenzione, la coordinazione dei movimenti, l'uso della parola. La musica fa emergere potenzialità, che troviamo non solo conservate, ma sviluppate in virtù di quella universale "arte di vivere" che permette di affrontare il cammino nonostante la perdita di riferimenti. (Federica Leva)
La musicoterapia si propone di utilizzare la musica come mezzo non verbale di comunicazione ed espressione, in modo da permettere all'individuo di raggiungere il massimo di potenzialità in campi che possono essere intellettuali, emotivi e fisici. Tenuto conto delle differenti caratteristiche patologiche e psicologiche in cui si vengono a trovare i nostri anziani un piano di lavoro che intende utilizzare le potenzialità della musica per migliorare la qualità di vita dei malati di Alzheimer deve avere i seguenti obiettivi:
1) favorire la socializzazione;
2) sviluppare la sensibilità di gruppo: l'ospite prova soddisfazione e benessere dalla sensazione di appartenere ad un gruppo;
3) accrescere l'autostima e la considerazione di se stessi attraverso l'attività creativa;
4) recuperare il presente attraverso il recupero dei ricordi. (canzoni ed emozioni);
5) ristabilire contatto con la realtà. Tutto ciò è permesso dalla musica che aiuta gli ospiti a stabilire o a mantenere momenti di contatto con la realtà nel corso dell'attività;
6) portare sollievo alla propria ansia: durante l'attività l'ospite soffoca il proprio compatimento e l'attenzione sui disturbi somatici;
7) incoraggiare e guidare lo sfogo dell'ira e della frustrazione;
8) favorire l'esercizio fisico attraverso movimenti semplici del corpo danza e uso di strumenti musicali.
9) limitare lo stato di "wandering";
10) aiutare il raggiungimento della motivazione favorendo il rilassamento e, stimolando le libere associazioni, produrre la liberazione di emozioni e di attitudini inconsce;
11) sviluppare l'immaginario come luogo della mente che trova benessere nel fantasticare, nel creare immagini piacevoli di ricordo, di sogno o reali;
12) tessere il "filo sonoro" dall'ospite al conduttore e viceversa che, soprattutto là dove non c'è verbalizzazione, consente una comunicazione unica e speciale.
Un approccio terapeutico con la terza età deve comunque considerare prioritario il rispetto della persona. Sono da evitare atteggiamenti invasivi come l'alto volume. Per concludere penso che un dato incoraggiante rimanga il fatto che l'attività di musicoterapia può essere svolta nel tempo, anche di fronte ad un inesorabile procedere della malattia. Sono dell'idea che permangano sempre piccoli segnali, capacità discriminatorie legate alla musica sulle quali poter lavorare. Anche quando l'abilità al dialogo verbale svanisce, anche nei malati di Alzheimer permangono capacità di riconoscere i parametri e le strutture del dialogo musicale. In alcuni casi ho persino riscontrato un miglioramento delle potenzialità musicali, che differiva dal peggioramento delle attività funzionali generiche.

 

Roberto Bellavigna