Note della memoria
È curioso ripensare a uno scritto di Guido Pannain in cui il musicologo affermava che "l'ultimo avvenimento musicale, in Italia, prima che musica e pubblico facessero divorzio, fu l'apparire di Lorenzo Perosi, col discreto bagaglio dei suoi Oratori". Prima di due Guerre Mondiali. Dopo la Seconda, la musica cercò di parlare al pubblico, con parole e forme, per dire del nuovo e del passato. L'orrore e la pietà non trovavano orecchie attente, il mondo difficile creò musiche difficili e tanti preferivano la musica per ballare, finalmente, o per innamorarsi. Anche se nel 1952 Nilla Pizzi trionfò al Festival di Sanremo con Vola colomba che apertamente chiedeva la definitiva riconsegna di Trieste all'Italia. Tanti modi diversi si offrirono per ricordare.
Il 9 settembre 1943 Tancredi "Duccio" Galimberti, Livio Bianco e Leo Scamuzzi formarono a Madonna del Colletto, nel cuneese, la prima banda dell'"Italia Libera". Galimberti fu ucciso dai fascisti nel terribile novembre dell'anno seguente. Nell'estate del 1948 Giorgio Federico Ghedini scrisse il Concerto funebre per Duccio Galimberti per tenore, basso, archi, tromboni e timpani, un omaggio assai moderno al Rinascimento e al Barocco italiano che ispirò Bach.
Non fu facile ricominciare. C'era un senso di liberazione, di riscoperta della luce e del pensiero, e della sua libertà. E c'era l'orrore che poco a poco usciva e insieme veniva già messo da parte, così che per molti che ancora potevano partecipare, tanti preferivano dimenticare. Cominciò Arnold Schoenberg nel 1947: Un sopravvissuto di Varsavia. Ma da lui che era emigrato negli Stati Uniti i giovani europei avevano imparato il silenzio e il rigore seriale, come da Anton Webern, ucciso quando l'Austria era già stata liberata dagli americani, da un americano. Nel 1951 Hermann Scherchen diresse a Darmstadt, dove si elaboravano musiche nuove, la scena del vitello d'oro da Moses und Aron. Opera incompiuta. Un senso di colpa degli incolpevoli. Nello stesso anno Suhrkamp pubblicò a Francoforte Minima moralia "Meditazioni della vita offesa" di Theodor Wiesegrund Adorno. Il filosofo tedesco fu il primo avversario della musica leggera che si avviava a conquistare il mondo, soprattutto giovanile allora appena nato. E fu uno dei maggiori sostenitori di quella impegnata, una musica spesso scostante, perché narrava di un mondo orribile che non riusciva a diventare migliore.
Ma anche i post-weberniani, come si chiamarono, non rinunciarono all'impegno sociale. Pierre Boulez, ad esempio, scrisse nel 1950 la Cantata Le soleil des eaux, su due liriche del poeta, già partecipante alla resistenza antinazista, René Chair che narra della lotta di una comunità di pescatori contro la costruzione di una fabbrica che avrebbe avvelenato le loro acque. C'era, come in Le visage nuptial e Le marteau sans maître, l'omaggio al partigiano, e insieme un sorprendente messaggio politico ecologico. In Italia la ricostruzione sopportò alcune dimenticanze, ma la musica non rinunciò alla memoria. Luigi Dallapiccola, l'erede italiano di Schoenberg, scrisse Il prigioniero, i Canti di prigionia e i Canti di liberazione. Luigi Nono ricordò gli orrori inziati in Spagna con le parole di Federico Garcia Lorca, con quelle di un altro poeta resistente francese, Paul Eluard scrisse Victoire de Guernica, sulle lettere dei condannati a morte della resistenza europea Il canto sospeso. D'altra parte, Sostakovic ricordò la resistenza di Leningrado nella Sinfonia n. 7 e dedicò il funebre Quartetto n. 8 in do minore op. 110 "in memoria delle vittime del fascismo e della guerra". Il decennio si concluse con il ricordo e il monito, Intolleranza 1960 di Nono e il capolavoro di Penderecki Threni for the victims of Hiroshima. L'anno dopo Benjamin Britten compose usando anche i versi di Wilfred Owen il maestoso War Requiem per la consacrazione della nuova Cattedrale di Coventry nel maggio del 1962, vent'anni dopo la "coventrizzazione" tedesca. La musica poteva tornare a farsi ascoltare.
Michele Mannucci (da www.sistemamusica.it)