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Salvatore Sciarrino

 

Autodidatta, Salvatore Sciarrino (Palermo 1947) si è rivelato precocemente, a partire dagli anni sessanta – dunque si può dire come un enfant prodige – tra i compositori più originali della sua generazione. I motivi di tale originalità consistono, in primo luogo nell'estraneità a quei procedimenti compositivi basati sulla strategia intervallare, quali caratterizzavano la produzione coeva; secondariamente, la predilezione per materiali sonori pulviscolari e quasi fantasmagorici, ricavati da zone marginali del suono attraverso tecniche strumentali al limite del virtuosismo (armonici degli archi e dei fiati, suoni multipli, risonanze secondarie, registri inconsueti della voce umana, arabeschi vertiginosi sulla tastiera). Ne deriva un tessuto vibratile e fluttuante, quasi denaturato nelle sue trasparenze ed esplorato nelle più minute sfumature cromatiche e dinamiche sino ai confini della regione del silenzio. Sciarrino è stato uno dei primi compositori dell'Avanguardia europea a porre l'accento sulla centralità della materia sonora, prima e al di là di ogni strategia compositiva.
La sua produzione è molto vasta e comprende numerose pagine per ogni tipologia d'organico: da camera, sinfonico, corale, vocale. Nell'ambito del teatro musicale ha esplorato i miti della tradizione attraverso prospettive surrealistiche e sottilmente simboliche e attraverso inedite drammaturgie musicali. Tra le sue opere si ricordano: Amore e Psiche (1973), Aspern (1978), Cailles en sarcophage (1980), Vanitas (1981), Lohengrin (1983), Perseo e Andromeda (1991), Luci mie traditrici (1999) e la recente Macbeth (2002), lavoro che ha avuto una gestazione ventennale e che per certi versi compendia l'articolato percorso teatrale del musicista.

 

Da www.milanomusica.org